Gli stemmi della Famiglia Ruggi

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La Famiglia, nel corso del suo lungo evolversi temporale, ha fatto uso fondamentale di due sole Insegne: quella originaria dei Ruggi dal momento in cui si stabilirono in Italia e l’altra di cui parleremo più avanti, dal 1500 in poi, allorché acquisirono il predicato d’Aragona in virtù d’un Privilegio di consanguineità loro concesso da re Federico I d’Aragona.
La differenza tra le due consiste nel fatto che lo Stemma dei Ruggi d’Aragona è il cosiddetto stemma inquartato, diviso cioè in 4 parti che racchiudono l’Arma originaria di Famiglia e della Casa Reale d’Aragona mentre il primo, quello dei Ruggi, più antico, è molto semplice (Fig.1].

(Fig.1] – Stemma della Famiglia Ruggi

Spreti [1], di Crollalanza [2], Bonazzi [3], Candida Gonzaga [4], Noya di Bitetto[5] ed altri storici-araldisti blasonano, cioè descrivono l’Arma dei Ruggi come di seguito :

Di rosso alla banda d’argento caricata da un leone al naturale, si sogliono aggiungere due rose d’oro,“  alias  “di rosso alla banda d’argento caricata da un gatto nero passante.“

Troviamo inoltre una esaustiva descrizione dell’Arma nell’Attestato dal Libro d’Oro di Napoli [6] redatto “…dalli Signori Eletti della Fidelissima città di Napoli” in cui lo stemma viene così descritto: ” […] i colori dello scudo, quali sono una banda bianca in campo vermiglio, e col tempo si aggiunse un leone d’un Signore del Castello detto dei Ruggi nella provincia d’Otranto[].

Ed ancora, su di un antico documento del mio archivio privato, ricuperato dal testo“Origine e Nobiltà di Napoli” privo d’autore, editore ed anno, ho trovato la rappresentazione e la descrizione dello stemma dei Ruggi in una variante del tutto inedita:

“Fa per Arma un campo vermiglio ripartito da una fascia bianca con un leone rosso, in mezzo alla medesima. Lo scudo coronato con un manto pendente. Godendo nella religione Gerosolimitana, si è aggiunta la Croce di Malta.”

 I Ruggi dunque, secondo quanto scritto dagli autori dianzi citati, avrebbero utilizzato ambedue gli stemmi ma del secondo, quello col gatto nero, sino ad oggi non ho trovato alcuna traccia né in letteratura né in altri reperti di vario genere e natura per cui devo, all’occasione, sottolineare l’errata valutazione dell’insegna fatta dagli stessi.

L’affermazione che l’animale inserito nella fascia argentea possa essere un gatto nero è soltanto una interpretazione molto libera dei medesimi, in quanto che nella più antica illustrazione del ceppo che trova conferma nella letteratura araldica specifica, l’animale è con chiarezza un leone passante che si incontra, come vedremo appresso, nella scultura cinquecentesca del Duomo di Salerno e non solo.

Ho rintracciato infatti l’effige del leone in posti diversi.

Lo si può vedere scolpito sul frontale della settecentesca fontana del Nettuno nel cortile di “casa Ruggi” a Salerno in via Tasso 73 (Fig. 2 – 3).

Fig. 2 – Stemma della Fontana del Nettuno
Fig. 3 – Fontana del Nettuno

Lo stesso stemma è visibile sulla facciata anteriore del sarcofago di Marco Antonio Ruggi, barone di Missanello, della  II  metà del 1500, ubicata nell’esonartece del Duomo di Salerno (Fig. 4-5 ).

Fig. 4 – Sarcofago di Marco Antonio Ruggi – Duomo di Salerno
Fig. 5 – Particolare dello stemma sul sarcofago

La storia di questo manufatto funebre, ripresa dal saggio del Prof. Pasquale Trotta[7], ci porta al 28 luglio 1552 allorquando Gio. Giacomo del Giudice, cui apparteneva, lo lascia al figlio Giovanni con volontà testamentaria. Appena un anno dopo sarà lo stesso Giovanni, purtroppo, ad utilizzarlo. L’ultimo trasferimento della proprietà è del 1583, anno in cui il figlio Decio lo cede a Marco Antonio Ruggi, anche se l’assenso finale sulla vendita da parte della Curia vescovile avverrà soltanto nel mese di Marzo del 1586.

Ancora, lo stemma di casa Ruggi è presente sulla facciata principale dell’Ospedale “S.Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di via Vernieri  a Salerno, [8] lato sinistro dell’ingresso principale (Fig. 5), nella cui parte sommitale al di sopra della Corona di Patrizio, tutta mutilata nelle sue merlettature, si erge una Testa di moro [9] che sta ad indicare “antica nobiltà perché presa nelle Crociate o nelle guerre contro gl’Infedeli, rappresentando i Mori fatti prigionieri e resi schiavi, particolarmente dalle galee di Rodi e Santo Stefano“ (Fig. 6) .

Fig. 6 – Stemma con la testa di moro

Ho inoltre individuato in alcuni Stemmari secentéschi della Biblioteca Nazionale di Napoli, sez. Manoscritti e Rari, identici a quello classico (Fig. 7) [10],  scudi dei Ruggi assolutamente inediti  ( Fig. 8 [11] – 9 [12]  – 10) che di seguito riporto ma mai, e ribadisco mai, alcuno che portasse disegnato un gatto nero.

Figura 7
Figura 8
Figura 9
Figura 10

Da non dimenticare poi quello scolpito su una lapide marmorea (Fig. 11)[13] inserita sulla parete di sinistra della Cappella Gentilizia dell’Addolorata, nella chiesa della SS. Annunziata di Salerno, patronato dei Ruggi d’Aragona sin dal 1519 anno in cui fu fatta edificare da Gabriele I in memoria del fratello Raffaele. La raffigurazione dell’animale disegnato a mano, a tutta prima, potrebbe dare adito a quella di un gatto ma tale non è perché contemporanea dell’altra, più antica, che figura scolpita sul sarcofago anzi detto e voluta dagli stessi Ruggi;

Figura 11

Negli anni ’50 a seguito dei lavori di sgombero delle macerie che avevano invaso la chiesa per l’alluvione dell’ottobre 1954, detta lapide come tutte le altre da sempre presenti e numerose, scomparvero dalle pareti come dal pavimento. Oggi, purtroppo, non se conta più nessuna, con grande doglia della Famiglia, dei salernitani e del vecchio Parroco don Vincenzo D’Alitto.

Cappella gentilizia dell’Addolorata

ed infine è da riportare la singolare descrizione dell’Arma, al tempo del suo nascere, che ci tramanda Giulio Ruggi storico nel manoscritto 103 (v. capitolo V) Notamentum extractum a libro Notamentorum Familiarum Salerni:

“… deve avvertirsi come in francese la parola rosso cioè colore rosso si dice Rugio che però Giovanni [Johannes Rugio avo di Cicculus, v.tavole gen.] a tempo delli Re Francesi cominciò a denominarsi Rugio che in italiano era di Rosso, cominciò alla sua Insegna a fare il leone corrispondente al cognome, e per memoria di quel che in francese si dice Rugio in italiano suona Russo, volse il campo farlo rosso dove li tramezza senabanda bianca in mezzo della quale è un leone andante di color d’oro e benché sarà metallo, questa regola alle volte fallisce. Altri volsero fare il leone rosso e alludere come sopra. Altri leopardi, altri pantera che è la femina del pardo per distinzione da ibischi. Questa mutazione fu in tempo di Carlo I Re francese, credo Giovanni Rosso si vedeva chiamare Giovanni Rugio per secondar quelli si cominciorno anco a dire Rugio …

Passiamo quindi al significato araldico [14] che gli elementi  dello scudo esprimono :

il colore Rosso, in genere ritenuto il primo fra i colori usati nell’arme, è associato al sangue e al fuoco. Le Virtù Spirituali che esso simboleggia sono la giustizia, l’amore ardente verso Dio e il prossimo e la verecondia. Tra le qualità mondane: spargimento di sangue in guerra, vendetta, coraggio, audacia, valore, magnanimità, generosità, nobiltà, dominio.

la Banda è costituita da due linee trasversali che partendo dall’angolo superiore destro [sinistro per chi guarda], traversano diagonalmente lo scudo sino alla sinistra [destra] della sua punta. Viene posta dall’Araldica nel novero delle Pezze Onorevoli del primo ordine come contrassegno d’onori e dignità militari.

Il colore Argento come le altre tinte fa parte degli Smalti. Secondo per nobiltà fra tutti i colori e metalli usati nell’Arme, raffigura la luna e la sua luce notturna, fredda e pura come l’acqua cristallina. Simboleggia virtù quali la purezza, l’innocenza, l’umiltà, la verità, la temperanza, la speranza ed esprime clemenza, gentilezza, sincerità, concordia, vittoria, eloquenza.

il Leone rappresenta dominio e nobiltà eroica, fortezza, coraggio, valore; nello scudo di rosso il leon d’oro dimostra generosità per i benefici ricevuti e magnanimità in animo grande e nobile.

la Rosa d’oro documenta la grazia, la bellezza, l’onore incontaminato, la magnificenza, la soavità dei costumi, la grandezza di nobiltà e il merito sconosciuto.

Note

[1]   V.SPRETI, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1932, vol. V, p. 871-872.

[2]  G.B.DI CROLLALANZA, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa, 1886, p.458.

[3]  F.BONAZZI, Famiglie nobili e titolate del napoletano, Napoli 1902, p.334

[4]  B.CANDIDA GONZAGA, Memorie delle Famiglie Nobili  delle  province  meridionali  d’Italia, Napoli, De Angelis, 1882, p.155.

[5]  E.NOYA DI BITETTO, Blasonario generale di terra di Bari, Mola di Bari, 1912, p.169.

[6]  APRRA. Tale documento fu estratto da“Nobiltà e Civiltà Napoletana”, vol.II, parte II, folio 399 e segg. che si conserva nell’Archivio del Consiglio dei Majoraschi la cui copia conforme, rilasciata al Cav. Egidio Ruggi d’Aragona il 4 luglio 1832, fu rogata nell’Atto di deposito registrato al N°13744 dello stesso giorno in casa del Notar F.Saverio Cardito di Napoli che vi appose il segno del suo tebellionato.

[7]  TROTTA P., Salerno nella seconda metà del 500, Salerno, EdiSud, 2008, pp.242-243.

[8]  Ho precisato “in via Vernieri a Salerno” perché nel nosocomio di Fuorni, anni addietro, sul frontale della palazzina adibita agli uffici è stato apposto uno stemma che con quello dei Ruggi ha ben poca rispondenza. Infatti l’originario colore Rosso del Campo è stato trasformato in… beige, così come il Leone; la Banda argentea poi ha preso una colorazione… turchese, mentre mancano del tutto le due Rose d’Oro. Libera interpretazione di chi lo volle senza averne cognizione di causa !

[9]  G.DI CROLLALANZA, Enciclopedia Araldico-Nobiliare: Prontuario Nobiliare, [1876-77], rist. Bologna, A.Forni Editore, 1999, p.581.

[10]  Stemmari-ms.XIV.F.32, c.118r-v., in BNN-Sez. Manoscritti e Rari.; in calce porta la scritta: “Le sudette arme stanno dipinte nel muro della sala della casa del Sig. Francesco Pisapia alla Cava donde si sono esemplate a 18 nov.1686.”

[11]  ibidem, ms.X.A.45, c.164r., che così si blasona: “interzato in banda, nel I° d’argento con lambello, nel II° trinciato dentato d’argento e d’azzurro, nel III° d’oro.” – e ms.X.A.42, c.100r.

[12]  ibidem, ms.XVII.25, c.182v.

[13]  L.STAIBANO, La Salerno epigrafica o Raccolta delle iscrizioni salernitane, ms. conservato in ASCS, s. a. ma ritenuto della seconda metà del XIX secolo.

[14]  G.DI CROLLALANZA, Enciclopedia Araldico-Cavalleresca, prontuario nobiliare, Forni Editore, Bologna,1999, pp. 88,366,514-516 – M.A.GINANNI, L’arte del blasone dichiarata per alfabeto, Venezia, Zerletti G., 1756, pp.40, 142,143 – G.BASCAPE’-M.DELPIAZZO, Insegne e simboli, Araldica pubblica e privata medievale e moderna, Roma, Ministero Pub. Istr. e Beni Ambientali, 1999, pp.485,523,577,601 – P.GUELFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Milano, U.Hoepli, 1897, pp.66,332,457-458. – L.CARATTI di VALFREI, Dizionario di Araldica, Milano Mondadori ed., 1997, p.98. –  G.SANTI-MAZZINI, Araldica, Milano, Mondadori Electa, 2003, p.66.

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Cav. Roberto Ruggi d'Aragona

2 commenti

  • Very exciting! Since I don’t read Italian well, I will re-read this later in an English translation
    Im very curious about whether the name Ruffo became Russo, and whether Dello Russos were adjuncts or the same as the noble families.
    Thanks!

    • Hello Cynthia! Thank you very much! Where are you from ?
      First of all, try to translate the post into your language and then ask me a more precise question and I’ll try to answer you.

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Questo è il sito internet della nobile, patrizia Famiglia Ruggi d’Aragona di Salerno alla quale Re Federico I d’Aragona concesse il Privilegio di Consanguineità il 3 luglio 1500, rinnovato da Re Filippo II di Spagna nel 1653. Fondarono l’Ospedale di Salerno e condussero e furono responsabili per 5 secoli della Fiera di Salerno.

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Cav. Roberto Ruggi d'Aragona

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